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Vedova Emilio

Vedova Emilio

Nasce a Venezia nel 1919 da una famiglia di artigiani-operai, inizia a lavorare da autodidatta fin dagli anni trenta. Nel 1942 aderisce al movimento antinovecentista Corrente. Antifascista, partecipa tra il 1944 e il 1945 alla Resistenza e nel 1946, a Milano, è tra i firmatari del manifesto “Oltre Guernica”.

Nello stesso anno è tra i fondatori della Nuova Secessione Italiana poi Fronte Nuovo delle Arti.

Comincia ad esporre in mostre personali e collettive sin dagli anni quaranta, ottenendo presto fama internazionale; è del 1951 la mostra a lui dedicata alla Catherine Viviano Gallery di New York.

A partire da quella del 1948, partecipa a svariate edizioni della Biennale di Venezia, manifestazione dove nel 1952 gli viene dedicata una sala personale, nel 1960 riceve il Gran Premio per la pittura e nel 1997 il Leone d’Oro alla carriera.

Nel 1954, alla II Biennale di San Paolo, vince il premio che gli permetterà di trascorrere tre mesi in Brasile, e nel 1956 riceve il Solomon R. Guggenheim Foundation Award for Italy.

Nel 1955 è invitato a Kassel per “documenta 1”, partecipa a “II. documenta”, nel 1964 per “documenta III” presenta l’Absurdes Berliner Tagebuch ’64 e torna ancora a Kassel nel 1982 per “documenta 7”.

Per tutta la vita si dedica con passione alla attività didattica tenendo lezioni in diverse università americane e corsi alla Internationale Sommerakademie für Bildende Kunst di Salisburgo e alla Accademia di Belle Arti di Venezia.

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Donzelli Bruno

BIOGRAFIA

Bruno Donzelli nasce a Napoli il 12 aprile 1941.

Giovanissimo, appena ventunenne, tiene una mostra personale alla Galleria del Fiorino a Firenze nel 1962, dopo essere stato presente nel 1960 al Premio San Fedele a Milano, al Premio Termoli e nel 1962 al Premio indetto dal Ministero della Pubblica Istruzione e tenutosi alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma.

Del 1963 è la personale alla Galleria Centro Arte di Genova e l’invito al Premio Spoleto, al Premio Marche ad Ancona, nonché al Premio Michetti.

Nel 1964 tiene diverse mostre personali, a Bologna alla Galleria 2000, a Napoli alla Galleria Il Centro e alla Galleria il Paladino di Palermo. Le opere realizzate dall’artista a metà degli anni sessanta risentono del clima animato dalle novità introdotte dalla Pop Art, di una densità ironica, con impianti che recuperano il senso discorsivo del fumetto. Sono queste le opere che espone nel 1965 sia nella mostra La Critica e la Giovane Pittura italiana, tenutasi alla Galleria Ferrari di Verona, sia nella rassegna Neapel ’65, organizzata a Berlino dalla Galleria Wirth.

Nel 1966 è invitato da Enrico Crispolti alla mostra 8 Pittori Napoletani organizzata alla Galleria Sebastiani di Milano, alla mostra Le Dimensioni del linguaggio figurale oggi, allestita a Napoli e alla rassegna Aspetti del ‘ritorno alle cose stesse’ curata da Renato Barilli e tenutasi negli Antichi Arsenali di Amalfi.

Nel 1967 tiene una personale alla Galleria L’Agrifoglio a Milano presentata in catalogo da Enrico Crispolti ed è invitato a Torino al Museo Sperimentale d’Arte Contemporanea. Sul finire degli anni Sessanta l’attenzione di Donzelli si sposta verso la sfera del fantastico, accresciuta da una sorta di dinamismo espressionistico, tale da rendere l’impianto pittorico maggiormente ironico.

Nel 1968 allestisce una personale, alla galleria Il Girasole di Roma; è invitato a numerose rassegne tra cui il Premio Spoleto. Con le esperienze dei primi anni Settanta, l’artista pone l’attenzione alla rilettura delle immagini attinte dal repertorio delle avanguardie del nostro secolo come attestano dipinti quali, ad esempio, Nuove Piazze d’Italia del 1970, opere che espone nelle personali tenute a Firenze e Genova.

Del 1972 la presenza nella VII Rassegna dell’Arte del Mezzogiorno organizzata a Napoli a Villa Pignatelli; nello stesso anno tiene una personale alla Galleria Due Mondi di Roma, presentata da Eugenio Miccini.

Nel 1973 è invitato alla V Internazionale Kunstmesse di Berlino, alla mostra Post Fumettum natum, organizzata alla Galleria La Margherita di Roma e curata da Giorgio Di Genova, mentre del 1974 è la presenza alla Rassegna internazionale di Acireale dal titolo Ironia come Alternativa.

Nel 1977 il Palazzo dei Diamanti di Ferrara ospita una sua ampia mostra personale, curata da Roberto Sanesi: le opere di questi anni hanno come tema centrale il ‘casellario dell’arte, espressione che racchiude l’attenta analisi che Donzelli compie sugli eventi e sui protagonisti dell’arte del nostro secolo. Traccia, questa, che lo porterà nel tempo, al fortunato ciclo Ormare, iniziato tra il 1979 e il 1980 e in parte esposto nella mostra organizzata dalla Civica Galleria d’Arte Contemporanea di Ascoli Piceno nel 1981. In questa mostra l’artista espone opere quali Cronologia dell’arte del 1980 e Ormare del 1981 dalla quale si evince una nuova materia pittorica, ricca di spessori e di segni che saranno presenti nelle opere che Donzelli realizzerà nell’arco degli anni Ottanta.

Nel 1984 inizia il ciclo al quale successivamente darà il titolo di Siparietti impertinenti: a questo periodo appartengono dipinti quali ad esempio Lontano dechirichiano del 1985, Guantiera con babà e Quadro di Carrà del 1986, Tavolozza del Novecento del 1987, Morandiana (con natura morta italiana). Opere di questo ciclo sono esposte tra l’altro alle personali all’Arte Borgogna di Milano, alla Scaletta di Reggio Emilia, all’Aire du Versau di Parigi, al Gianicolo di Perugia, all’Art Diffusion di Düsseldorf, alla Galleria Muller di Neuchàtel, alla Zum Kunos Thorag di Basilea, alla Galleria Loanne di Ginevra e successivamente all’Istituto Francese di Napoli nel 1989. Un’esperienza che propone attraversamenti di brani pittorici, di un’antologia immaginativa, sulla quale l’artista interviene con ironia.

Nel 1988 è presente nella mostra Saturnus a cura di G. Lemaire all’Université de Touluse le Mirail e successivamente al Museo Pablo Gargallo di Saragozza, alla Galleria Maeght di Parigi nella mostra Les Cafés littéraires.

Dal 1989 si è dedicato anche a lavori su ceramica realizzando a Deruta, Perugia, pezzi unici e serie di multipli dipinti a mano.

Nel 1991 realizza per il Teatro dell’Orologio di Roma, le scenografie ed i costumi di Folli notti a Pietroburgo con la regia di Gianfranco Evangelista, tratto da Le notti bianche di Dostojevskij. Allestisce negli anni successivi numerose mostre personali nelle principali città europee: Parigi, Ginevra, Milano, Roma, Düsseldorf, Bologna, Firenze, Neuchàtel, Genova, Venezia, Nizza, Parma, Perugia, Verona, Colonia, Basilea, Monaco, Torino ed altre.

Nel 1997 in occasione di una personale alla Galleria Arte Borgogna di Milano viene presentata la monografia Donzelli, edizioni Mazzotta, a cura di Luciano Caprile.

Nel novembre del 1998 la Galleria Fall di Parigi allestisce una sua esauriente mostra personale che riscuote ampi consensi.

Nel 1999 realizza il Calendario Buffetti.

Dal 2000 è in corso da parte della galleria Giovanni Di Summa di Roma l’archiviazione delle sue opere per una futura pubblicazione del catalogo generale.

Nel febbraio 2000 viene inaugurata, alla presenza di oltre duemila persone, una sua grande mostra antologica alla Reggia di Caserta. L’esposizione accompagnata da un catalogo monografico edito da Charta, raccoglie oltre settanta lavori degli ultimi trent’anni, ripercorrendo con attenzione critica l’itinerario artistico di Bruno Donzelli.

Nel giugno 2002 tiene la mostra antologica al Palazzo dei Capitani di Ascoli Piceno, con la presentazione di una grande monografia a colori di 220 pagg.

Nel 2006 è organizzata un’ampia mostra con sue grandi opere nelle stanze storiche del Reale Belvedere San Leucio di Caserta. Mostra curata Luciano Caprile.

Il 2007 è l’anno della mostra personale al Maschio Angioino di Napoli con ampia monografia di Gillo Dorfles.

Negli ultimi anni numerose mostre personali nelle principali città del mondo.

 

 

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Giuliani Edmondo

Cordoglio per la scomparsa di Edmondo Giuliani

Il sindaco Fabiano Belcecchi, certo di interpretare i sentimenti dell’intera città, ha fatto pervenire alla famiglia Giuliani i sensi di profondo cordoglio per la scomparsa del popolare “Mondo”.

dal Comune di Jesi
www.comune.jesi.an.it

“Edmondo Giuliani – ha ricordato Belcecchi – può essere a pieno titolo considerato l’ultimo pittore di strada, nel senso più nobile della parola. Un’artista che non si chiudeva dentro un atelier, ma che cercava il luogo aperto e dunque aveva un rapporto diretto con i cittadini che potevano vedere in diretta quello che lui dipingeva. Un modo antico e nostalgico di fare pittura, arricchito da quella profonda umanità che ha caratterizzato sempre la sua esistenza.

E la sua popolarità è dimostrata dal fatto che non c’è casa a Jesi in cui non sia presente un’opera di Giuliani”.
A Edmondo Giuliani, come noto, il Consiglio comunale aveva conferito nel 2000 la cittadinanza benemerita “per la grande passione con cui si è dedicato all’attività artistica, svolta con disinteresse e spontaneità, ottenendo importanti riconoscimenti a livello regionale e nazionale, che onorano il nome della sua città natale alla quale lo lega un profondo e reciproco legame di affetto”.

 

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Esposito Enzo

Enzo Esposito è nato a Benevento nel 1946, vive e lavora a Milano da più di vent’anni.

Nome di punta nel panorama artistico degli anni ’80, Esposito ha partecipato a tutte le rassegne di quel periodo che puntualizzavano il passaggio dal “concettuale” alla “pittura”.

Infatti, dopo una fase di maturazione in un clima di arte concettuale e di rigore formale, è uno tra i primi artisti a intuire, alla fine degli anni ’70, il ritorno alla pittura attraverso gli “ambienti”.

Al 1977 risalgono le prime installazioni, pitture eseguite direttamente sulle pareti delle gallerie, dove l’imponenza del colore crea forti coinvolgimenti emozionali.

In quegli anni il suo lavoro viene notato da Renato Barilli che inserisce Esposito nel gruppo dei “Nuovi Nuovi”, nel versante “aniconici”, coi quali negli anni ’80 parteciperà a numerose esposizioni collettive nei più importanti musei internazionali. Il periodo successivo è segnato da un espressionismo astratto fatto di accese luminosità e campiture sempre più ampie e dilaganti. Le dimensioni quasi sempre monumentali delle sue opere servono all’artista per sottolineare il valore oggettivo della pittura come esperienza impegnativa e totalizzante, tanto per chi la crea quanto per chi la osserva. “E’ un lavoro il mio non narrativo, un dialogo con la superficie, un accadimento di pittura. Non ci sono icone. Non ci sono titoli. Dare un titolo è dare un margine e io non voglio margini.”

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Carraretto Lino

Ricerca biografica e bibliografica

a cura di Roberto e Stefano Carraretto.

Lino Carraretto nasce nel 1947 a Casale Sul Sile (TV), città dove vive e lavora.

Artista autodidatta, dipinge per vocazione, seguendo un’intima necessità di espressione emotiva, grafia del profondo dei sensi. Arriva tardi alla pittura, quasi per caso, quando sente la necessità di riempire le spoglie pareti della sua nuova casa, nei primi anni 70. Da studente aveva sempre avuto una naturale dimestichezza col disegno e l’acquerello; per l’occasione torna a dipingere, stavolta all’olio.

Dapprima copiando tutto quanto accendesse il suo interesse: grandi maestri, cartoline, illustrazioni, poi, appropriatosi della tecnica pittorica, esce a dipingere en plen air per partecipare a concorsi estemporanei. I risultati furono subito incoraggianti: pieni consensi dal pubblico e dalla critica più accorta. Inizia a credere al suo lavoro e con impegno organizza la prima personale al Teatro Accademico di Castelfranco Veneto nel 1982. Risalgono allo stesso periodo le prime partecipazioni a rassegne d’arte e le vincite dei primi premi. Successivamente, con pacate meditazioni, i paesaggi inizia a “confezionarli” nello studio, abbinando con fantasia soggetti reali a quelli sognati, per ottenere una preziosa visione lievitata, evocata. Questa intuizione rappresenta per il maestro una svolta decisiva per la sua arte, che si carica così di straordinaria leggerezza.

Tutta la sua pittura verte ad attirare l’attenzione sul nostro paesaggio, così bello e così labile nel tempo, un paesaggio che non abbiamo il tempo di assaporare perche frastornati dal ritmo frenetico della vita odierna. Attraverso la memoria recupera tutto ciò che parla di poesia e che sta pian piano scomparendo: vecchie ville abbandonate, casolari, barconi. La sua immersione nella natura è totale: con atto di fede o, se si preferisce, di coraggio, Carraretto è alla ricerca di un valore non effimero de’’immagine dipinta. Con animo attento è sempre pronto a raccogliere gli umori della realtà in un rapporto diretto della vita e della verità.

Carraretto è ben lontano dalla pittura fatta di gesti o da invenzioni spettacolari per stupire ad ogni costo; la sua pittura è il risultato di una pratica ad imprimere dolcezza, sensazione del tempo, bellezza del creato, fatta con l’animo sincero, che punta direttamente al cuore. Nel 1993 l’incontro con il mercante Francesco Pasini risulta decisivo per la sua carriera artistica.

Con grande soddisfazione, l’artista vede le sue “poesie” diffondersi in tutta Europa. E dal 2004 in tutto il mondo, giacche la International Graphics Collection tedesca lo ha inserito nel catalogo delle affiches d’autore, una pubblicazione a distribuzione universale, un’importante vetrina per i maggiori talenti esistenti.

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Gentili Giuseppe

Giuseppe Gentili (Pollenza, 1942 – Camerino, 16 aprile 2018) è stato uno scultore italiano.

Biografia

Frequenta gli studi artistici e consegue il Diploma di Maestro d’Arte nel 1963.

A venticinque anni espone le sue prime opere in scultura, con consenso di pubblico e di critica. Innovativo per la tecnica e per il materiale che adopera, realizza pannelli in basso rilievo, sbalzi in rame, bronzetti e numerose opere di grande dimensione: lavora con la fiamma ossidrica, mista alla fusione.

Di lui si interessano per il collezionismo: Charlie Chaplin, che acquista tre opere; Federico Fellini, il regista delle favole folli; Pablo Picasso, che accetta l’offerta di un “Don Chisciotte”, figura emblematica nella produzione dello scultore. L’artista iberico pone l’opera, alta più di due metri, nel parco della sua villa di Mongius (Nice).

Espone a Montréal (Canada), impressionando per la drammaticità esistenziale delle opere, e a Nizza, città dove, in occasione del terzo “Grand Prix de New York”, gli viene assegnata la targa “Plaquette d’or – Statue de la Libertè”.

Nel 1979, l’artista si trasferisce a Spoleto, instaurando con il Festival dei Due Mondi un proficuo lavoro dialettico, che si traduce in mostre e in celebrazioni della sua arte (Spoleto Magazine).

Eccentrico ed anticonvenzionale, gestisce il mondo creativo con atteggiamenti di vita, che plasma come pezzi visivi: contesta e irride “il rispetto dell’arte ufficiale – che egli dice – in Italia combina grossi guai”. Nascono così le tante sculture alla fiamma ossidrica, che diffonde in Italia e all’estero, entrando nelle case e nelle collezioni di molti privati.

Racconta di sé stesso: “Non voglio essere chiamato contestatore, non m’interessa accordarmi ad una qualsiasi protesta. Io vivo per la mia arte e della mia arte. E chi non sa cosa sia l’Arte non può capirmi”.

Seguono opere di impegno umano e valenza sociale: dalla ricerca indirizzata verso episodi della Bibbia (particolarmente drammatica la serie di Caino e Abele) al volto di Cristo della Sindone, carico di tragedia; dal Don Chisciotte al grido de L’uomo di Sarajevo.

Dopo avere migrato in più luoghi, risiedeva in campagna presso Camerino.

È scomparso il 16 aprile 2018 all’età di 76 anni.

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Ferrari Valeria

BIOGRAFIA

Giovane artista romana, Valeria Ferrari, si forma come restauratrice di dipinti presso l’Accademia delle Arti e Nuove Tecnologie di Roma, dove si appassiona alle diverse tecniche pittoriche e allo studio del colore, approdando infine ad un linguaggio personale ed eclettico.

Da cinque anni collabora con la Galleria Il Sole partecipando a diverse collettive nonché con la stessa, alla Fiera Affordable Art Fair di Milano.

Appassionata di arte, musica e poesia, inserisce nei suoi dipinti citazioni tratte dal mondo musicale e letterario per dare vita ad un racconto in cui suggestioni naif vengono rielaborate attraverso l’utilizzo del collage e della pittura acrilica. Protagonisti delle opere sono le città ideali avvolte da atmosfere oniriche che popolano la serie Happy City, i giardini incantati rallegrati dallo sbatter d’ali di variopinte farfalle nei Flights, i cuori di ogni forma e colore che fluttuano sulla tela come palloncini lasciati volare via in un momento di festa, musica e fantasia, al centro della serie Loving.

In Lightness le opere di piccolo formato rappresentano fotogrammi dell’infanzia che si alternano ad oggetti iconici del vivere quotidiano, con uno spirito che richiama la cultura pop e l’immaginario visivo degli ultimi decenni.

Si sogna così, nello sperimentare di Valeria Ferrari, respirando un’arte che diventa fantasioso gioco di rimandi.

Fabio Ortolani

 

“Non mi prendo mai troppo sul serio…

mi piace giocare e sperimentare,

i colori sono note che mischio sul pentagramma per trovare armonia e dissonanza;

tra silenzio e rumore, cerco la mia isola felice,

sempre in bilico, divertendomi.”

(Valeria Ferrari)

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Cristallini Daniele

BIBLIOGRAFIA

Nato a Civitanova Marche (Macerata) nel 1956. Si è diplomato presso l’Accademia di Belle Arti di Mace­rata. Si esprime nel campo dell’informale, allievo di Remo Brindisi. Ha allestito mostre personali a Mace­rata, Sarnano, Camerino, Ussita, Tolentino, Milano, ecc. Ha partecipato a varie collettive e concorsi ad Ancona, Bergamo, Broscia , Trento, Bologna, La Spezia, Macerata, ecc., ottenendo premi e ricono­scimenti. Nel settembre 1982 ha partecipato ad As­sisi alla realizzazione di un grande murale dedicato alla «Pace nel Mondo» (su progetto di Remo Brindi­si). Hanno scritto di lui i critici: Bianchini, Brindisi, Della Cerra, Pranza e Bignardi.

L’Amministrazione Comunale di Ripe S. Ginesio, la Direziono della Pinacoteca Comunale ringraziano sentitamente l’Artista e quanti hanno collaborato alla realizzazione dell’iniziativa.

Daniele Cristallini

Scorrendo alcuni scritti volti ad illustrare la mia pittura, ho avuto la sensazione che oltre ai molti rife­rimenti usati per misurarne la qualità tecnica e cultu­rale, non fosse stato speso a suo favore neanche un pensiero veramente sentito.

Reputo quindi necessario che io, unico artefice della mia arte, intervenga per salvare dalla quotidia­na mediocrità il prodotto della mia vita, costruita su sensazioni che da sempre hanno guidato le mie scel­te, rendendole a volte incomprensibili ai più, a volte erroneamente intelleggibili.

I colori del tempo e della storia hanno acceso la mia fantasia; quegli stessi colori di cui la mia opera è impregnata in ogni sua piega, a volte stimolati fino a scomparire nel buio per potervi ricercare nuova luce.

Non c’è quiete in ciò che faccio, forse rassegna­zione di fronte all’inevitabilità delle cose e del tem­po; ma sicuramente c’è amore verso tutto ciò che esso a volte sfiora solamente trasformandolo quindi in una tenera nebbia.

Io credo che in fondo questo sia il mio vero mo­do di essere artista: un rigattiere di essenze.

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Palladino Ciro

È nato a Torre del Greco. Ha frequentato l’Istituto Statale d’Arte di Torre del Greco e per qualche anno il corso di scenografia del prof. Stefanucci presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli. Da giovanissimo si muove nell’ambito dell’Anacronismo per poi approdare, nel corso degli anni, ad una personale dimensione pittorica che lo vede indagare un mondo dagli aspetti misteriosi ed enigmatici. Numerose sono le esposizioni, tra personali e mostre di gruppo. Nel 1985 con la personale presso il centro d’arredamento contemporaneo “Miceli”, presentato dagli architetti Pagliata e Mendini, riesce a suscitare grande interesse anche da parte di operatori noti nel campo del design. Successivamente, ha collaborato per oltre dieci anni con il centro di design Falconio di Napoli. Nel 2005 partecipa alla Biennale “Aldo Roncaglia”. Nel 2006 tiene una mostra a Palazzo Patrizi di Siena e, contemporaneamente, il Museo Michetti gli dedica una grande personale. Vive e lavora a Torre del Greco.

 

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Cangi Enzo

HANNO SCRITTO :

L’intera attività di Cangi è riconducibile a una serie di temi che.nella sua opera,si avvicendano, si succedono, s’intrecciano e spesso si sovrappongono. Ogni tema corrisponde alla scoperta di una regione poetica , dove egli, una volta che gli e penetrato, indugia lungamente, esplorandola in ogni piega, in ogni motivo – Tuttavia non si tratta mai di temi che lo spingano ad una distrazione dal nucleo centrale della sua riflessione . Non sono cioè temi divergenti, ma convergenti su tale nucleo, che in ogni caso riguarda sempre il rapporto con le circostanze esplicite o segrete, quindi da indagare o perlomeno da percepire, in cui il nostro tempo ci costringe dentro la trama confusa delle cronache quotidiane . Ora il tema gli si presenta come meditazione culturale o come confronto coi fatti della storia, ora come momento metafisico, contemplativo, o ancora come annuncio sulla conclusione della propria e nostra sorte finale.

MARIO DE MICHELI

La pittura figurativa di Cangi e di quelle che tengono gli occhi aperti sul mondo ma l’attenzione dello spirito volta alla propria vita interna, cosi la realtà raffigurata, senza trasformarsi in mitologia o narrazione melodrammatica, tende a caricare le immagini di sensi sottili e segreti, combinando con la loro apparente lietezza e calma un modo di sentire per niente semplice, anzi ricco di interrogativi.

VITTORIA CORTI

Le lusinghe della sperimentazione audace, gli stimoli dì fronte alla negazione, le false profezie sulla morte dell’arte sono stimoli per scelte diverse più semplici, meno impegnative senz’altro seducenti per chi intenda coprire e confondere l’impreparazione e la scarsa attitudine. Per questo, Enzo Cangi va apprezzalo. Va apprezzala la serietà del suo programma, del suo impegno di continuare a fai sentire, nei limiti delle proprie forze, la voce dell’arte toscana mai trepida e tuttavia mai propensa a scendere, per speculazione di mercato, sulla strada dell’improvvisazione.

TOMMASO PALOSCIA

La prevalenza del momento soggettivo inoltre non ha mai fatto oltrepassare a Cangi limiti del realismo cioè non lo ha mai fallo sconfinare nell’informale, come avrebbe potuto anche accadere -almeno il riconoscimento della sua esistenza come dato non soltanto della sensibilità ma anche culturale e storico. Riconoscimento molto particolare del resto, per cui anche i dati culturali e storici vengono recuperati quasi unicamente attraverso una contemplazione e sublimazione di specie estetica.

ALBERTO MORAVIA

Galleria ” LA COLONNA ” .Bologna- CENTRO DI CULTURA DANTE ALIGHIERI, Colonia

Sala F.L.O.G, .Firenze – Galleria •’ IL CUBO ” ,Crotone

HARROD,S GALLERY . Londra – Ambasciata d’Italia, Ankara

Galleria ITALIA, Forte dei MARMI (LU) – Galleria “SALAMBO” , Parigi

Galleria ” LA PICCOLA “, Firenze – Galleria ” FORUM JANI ” , Foiano della Chiana (AR)

Galleria “EUROPE”, Strasburgo -Galleria “IRIS”, San Polo in Chianti (FI)

Galleria “CANC1″, La Spezia

Galleria “ARTIDE”, Bruxelles

Azienda Autonoma di Turismo ,Patti(ME}

Ministero Turismo e Spettacolo, Roma – Galleria ” BUCA DI DANTE “, Firenze

Galleria ” 14 “, Firenze

Galleria ” DIVA ” , Bruxelles

Sala ” A. del SARTO ” , Firenze

Galleria ” 1LLUM “, Copenaghen

Galleria ” LA MEDICEA “, Borgo San Lorenzo (FI)

Galleria ” MUGELLO “, San Piero a Sieve (FI)

Azienda di Promozione Turistica, Bardolino(VR)

Galleria “FRANGIPANE” , Cosenza

Sala ” APPIO MONTI “, Terracina (LT)

Galleria ” IL PARAD1S1NO” , San Vincenzo (LI)

SPORTING CLUB , Poggibonsi (SI) –

Centro d’ Arte ” IL CENACOLO ” ,Catanzaro

Galleria “P. della FRANCESCA” ,Domegge di Cadore (BL)

Federazione Nazionale Artisti ,Prato

Palazzo ” CORTE METTO ” ,Auronzo di Cadore (BL)

Galleria ” IL CUBO “, Chianciano Tenne (SI)

Galleria ” PALAZZETTO ALAMANNI”, Montevarchi (AR)

Circolo MCL , Incisa Valdamo (SI)

Galleria ” LA VECCHIA FARMACIA “, Castelfranco di sotto (Pi)

Galena “EL AGUILA ” ,Managua

Circolo Impiegati Civili, Faenza

Hotel ” SANTA FEBRONLA “, Patti Marina (ME)

Circolo ” A. VESPUCCI “, Firenze

SALA RIUNIONI COOP, Maresca (PT)

Galleria “FLAVIA” , Roma

Spazio Espositivo “ARTE PIÙ ” , Prato

Azienda Autonoma Soggiorno di Camposanpiero, (PD)

Galleria ” P. della FRANCESCA, 2 “, Arezzo

Galleria “CAPIGATTl”, Alassio

SALA FARNESE, Poggio Mirteto (RI)

FLORIAGARR, Firenze

Sala Dopolavoro Postelegrafonici, Cagliari

ecc. ecc.

Ha partecipato ottenendo premi e riconoscimenti alle seguenti rassegne e manifestazioni d’arte:

Premio Internazionale “CITTA di OSTENDA” (Belgio)

1 RASSEGNA INTERNAZIONALE D’ARTE Cagliari

L’ARTE ITALIANA OGGI ,Firenze

Centro di Cultura Italiana ,Colonia

RASSEGNA DEL PICCOLO FORMATO, Belluno

INCONTRI CON L’ARTE , Roma

Premio ” MINO da F1ESOLE

Premio “ BORGO SAN JACOPO ” , Firenze

PREMIO “8 MARZO ” , Livorno

Premio ” SOlANA ” ,Pisa

Premio ” LA FILANDA”, Pian di Scò (AR)

“10 PITTORI FIORENTINI”, Kyoto (Giappone)

Premio” LA SPIGA D’ARGENTO ” Montagnana (FI)

Premio “LA CONQUISTA ” ,Firenze

11° ed. ” IL CAVALLETTO D’ORO” Firenze

ARTE E SOLIDARIETÀ ,Firenze

Premio ” ARTE SACRA IN S.AMBROGIO”, Firenze

Premio ” G.MONACO ” ,Talla (AR)

MARCIALLA ARTE 93, Arezzo

“PREMIO PANTANO , Panzane in C.(FI)

ESTEMPORE MONTEPEANO (FI)

Premio “CITTA DI SESTO FIORENTINO” , Firenze

Premio ” DESIDERIO DA SETTIGNANO” , Firenze

Premio PIEVETORINA ,Pievelorina (MC) – ecc.ecc.

Enzo Cangi si è diplomato presso l’accademia di Belle Arti di Firenze sotto la guida di Onofrio Martinelli e Emanuele Cadili, personalità artistiche di grande rilievo nella pittura novecentesca. Rodolfo Margheri è stato suo meastro di incisione. Maestro riconosciuto di particolare valore in questo campo dell’attività artistica.