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Gazzera Romano

Nato a Ciriè nel Canavese nel 1906, morì a Torino il 24 maggio 1985, nella metafisica piazza Vittorio Veneto dove tuttora ha sede il suo studio. Iniziò a dipingere giovanissimo e per volontà del padre, ministro della guerra, si laureò in giurisprudenza. Dopo aver esercitato per alcuni anni la professione di avvocato, si dedicò esclusivamente alla pittura. La sua prima personale ebbe luogo a Milano nel 1941 e suscitò tanto scalpore da far nascere il “caso Gazzera”: in opposizione alla pittura ufficiale del Novecento si riallacciava, con linguaggio attuale, alla grande tradizione italiana. Nel 1946, finita la guerra, nacque la folta schiera delle “scimmie in costume”. Nel 1949 espose personaggi orientali e battaglie nella prima “Antibiennale” alla Galleria Bucintoro di Venezia, con Giorgio de Chirico. Nel 1950 creò i “fiori giganti”, invenzione del tutto inedita nella storia dell’arte, che lo fa considerare caposcuola della pittura neo-floreale. La moda del gigantismo floreale dilagò rapidamente in Europa e in America e oggi domina nel campo della pubblicità, delle rubriche televisive e della moda. Non minore successo ebbero i ritratti, fra i quali quello del cancelliere tedesco Erhard, di papa Paolo VI, del filosofo Marcuse, fino a personaggi quali Pininfarina e Matteotti.

“…..Bisognerebbe risognare il mondo. Romano Gazzera lo fa. E’ nato il primo a cominciare. Per lui il cielo è il cielo, il fiore sembra “gigante”? Ma no, siamo noi a essere diminuiti ad insetti ed inoltre nocivi. Alte su di noi le nubi viaggiano come galeoni incantati, intorno a noi le pietre continuano la loro vita misteriosa, e i veri “amanti” stanno nascosti agli sguardi umani, si liberano solo per qualche petalo, una corolla, un lembo azzurro lassù. Romano Gazzera sa “semplificare” con grande maestria e saggezza pittorica. I suoi toni così netti, le sue visioni, così proporzionate anche nell’assurdo, formando ormai un codice opposto alla vita e agli orrori del mondo “come è” e come “non vorrebbe essere”.
GIOVANNI ARPINO